La prima guerra mondiale è stata sicuramente un evento epocale che ha segnato la trasformazione dell’Europa e la costruzione delle nazioni. Nel caso dell’Italia in particolare è stata l’esito e il motore di un nazionalismo aggressivo, ma anche di costruzione concreta di una “comunità immaginata”, o di un sentimento e di un linguaggio nazionale.
Nel nostro caso si è scelto di raccogliere quanto ancora restava dei ricordi e dei segni della guerra in una comunità locale, periferica non tanto per celebrare un avvenimento, ma per ricordare, per quanto la memoria e la documentazione ancora concedono, come questa stagione era stata vissuta dalla popolazione locale, cosa aveva rappresentato per le centinaia di famiglie direttamente interessate dalla mobilitazione di figli, mariti e, in qualche caso, padri. Per provare a capire quali erano state le esperienze personali vissute sulla propria pelle da chi vi aveva partecipato.
Memoria che poteva essere ricostruita – come un mosaico – solo attraverso una serie di tessere, per la maggior parte mancanti, fatte di ricordi, immagini, documenti, da assemblare in una figura che, seppur lacunosa, rendesse perlomeno percepibili i suoi lineamenti
La mostra si propone di raccontare la storia degli arruolati castiglionesi nella Grande Guerra attraverso la corrispondenza intercorsa fra i soldati e le loro famiglie, una parte – la maggiore – diretta dal fronte verso casa ed una parte diretta da casa verso il fronte.
I locali che ospitano la mostra sono quelli al tempo abitati dalla famiglia Del Re, principale esponente di un notabilato locale di proprietari terrieri, ora facenti parte del Museo Diffuso di Cultura Contadina di Velva.
Il materiale reperito ha consentito di tracciare solo alcune delle centinaia di storie vissute, che seppure non presenti non debbono essere dimenticate. Il racconto è stato integrato, quando è stato possibile, da onorificenze, immagini e – purtroppo – riconoscimenti alla memoria. Alcune sezioni espositive raccolgono testimonianze materiali del conflitto, quali uniformi, equipaggiamenti, residuati bellici e “documenti” diversi. Gran parte della corrispondenza intercorsa è stata letta o scritta proprio sullo stesso tavolo e nel locale che forse era lo studio, la biblioteca e l’archivio di Domenico Del Re.
L’allestimento della mostra rientra nel programma di attività culturali svolto dal Museo Diffuso di Cultura Contadina di Velva.