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Per la raccolta dei prodotti agricoli – uva, patate, frutta – e il loro trasporto (ma anche per il trasporto del letame, nel caso della corba) venivano tradizionalmente usati dei contenitori ricavati da strisce di legno intrecciate fra loro, di varie forme e capacità, fra i quali i più comuni erano la corba –“a’ corba”, la cesta –“a’ panea” – e il cavagno –“u’ cavagnu”.

Il materiale usato era in genere costituito da polloni di castagno –“e’  fèrle” – da cui venivano ricavate delle strisce sottili –“e’ scuixe” – che venivano poi messe a bagno diversi giorni prima del loro impiego per renderle più flessibili. L’attrezzatura del cestaio era molto semplice e rudimentale, e consisteva fondamentalmente in una piccola roncola –“a’ runcin-a” o anche “u’ runsègiu” usata per lavorare i polloni –“pe buscà e’ scuixe” , “pe sc-ciapàle”.

Fra tutti i contenitori quello più tradizionalmente usato era sicuramente la corba, tanto che attorno ad esso si sviluppa in una frazione della nostra vallata, precisamente la Villa del Conio di Missano, una specifica attività artigianale, che è quella del  corbaro –“u’ curbà”. Questa attività, documentata già dagli inizi del ‘500, deve essere stata in questa località piuttosto diffusa, facendo si che la produzione dei manufatti fosse non solo destinata alla richiesta interna ma anche , forse principalmente, alla rivendita, creando così una vera e propria categoria di artigiani locali