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Il tipo di vitigno tradizionale locale è la bianchetta o albarola – gianchètta – e il vermentino –  vermentìn – per il bianco,   il ciliegiolo e dolcetto –  munferà – per il rosso.

Il periodo della vendemmia si orientava attorno la seconda metà di settembre, generalmente prima di S.Michele, ricorrente il 29 del mese, dipendendo comunque dalla “stagione” che aveva preceduto e determinato la maturazione.La raccolta ed il trasporto del frutto avveniva nelle corbe,  cesti ricavati da strisce di legno di castagno –  ‘e scuixe  – intrecciate, la cui  produzione era una peculiarità artigianale – i’ curbè  – di una frazione del comune di Castiglione, quella del Conio di Missano, in cui l’attività, anche a fini commerciali, è attestata fin dal periodo medievale. La capacità di detti contenitori andava dalla   corba, contenente mediamente 50 Kg. di prodotto, al  curbéllu  di capienza attorno ai 25 – 30 Kg.  L’uva veniva trasportata alla cantina dove era raccolta nel tino –   a’ tin-na – grosso contenitore in legno a doghe diritte, capace anche di 8 –10.000 litri, all’interno del quale avveniva la pigiatura, tradizionalmente con i piedi.  Terminata la pigiatura, il mosto –  u’ mustu  – veniva lasciato fermentare –  bugge  – per il tempo necessario, sommergendo giornalmente la parte affiorante affinché non subisse fermentazioni acetiche; a fermentazione avvenuta si provvedeva a rinchiudere ermeticamente la botte.Si passava successivamente alla spillatura –  cavà u vin – separando la parte liquida pulita e chiara che veniva raccolta nella tinozza – a’ seive – e quindi travasata – imbuttà – in botti di conservazione – e’ butte – mentre il graspo e le vinacce venivano posti sotto il torchio – utorciu – per la torchiatura, dalla quale si otteneva a’ turciöia, vino di seconda qualità.

Nelle immagini: fasi lavorative presso il vigneto “Casa del diavolo”, zona di Velva.