Nell’ambito del programma di integrazione socio-culturale svolto fra gli alunni dal locale Istituto scolastico, il Museo Diffuso della Cultura Contadina ha proposto alla dirigenza di detto Istituto un proprio progetto da inserire nel piano dell’offerta formativa, mettendo a disposizione i locali per visite e la documentazione conservata nel Museo stesso.
Il Progetto – che abbiamo chiamato Sul filo del racconto – si propone di contribuire a fare della scuola un cantiere di attività fondato sulla collaborazione di docenti, alunni e famiglie, considerando il ruolo del museo come contesto e risorsa educativa; individuando cioè nell’ambiente museale un luogo di lavoro per ricostruire la storia del proprio territorio, recuperandone l’identità e promuovendo l’integrazione. Alla base del progetto sta il valore dell’apprendimento attivo attraverso una pratica didattica legata alla fattività, alla motivazione e all’interesse. Il museo può diventare per la scuola un laboratorio didattico, un’aula di lezione nel percorso formativo finalizzato all’integrazione. Allo stesso tempo, scuola e museo, nel loro interagire, coinvolgono le famiglie degli alunni, favorendo anche l’occasione per un dialogo intergenerazionale genitori/figli, di utilità quanto mai attuale.
La finalità dell’iniziativa è quella di promuovere la cultura dell’integrazione partendo da un momento educativo e di apprendimento, in cui la conoscenza tra i popoli diventa l’elemento fondante per la costruzione di una società multiculturale. La favola rappresenta da questo punto di vista un ottimo “luogo” culturale, in grado di appassionare e coinvolgere gli alunni. Il mondo delle favole è il primo gradino per la multiculturalità: il luogo ideale per l’integrazione tra popoli e culture diverse è spesso rappresentato da un racconto fiabesco.
Coinvolgere gli alunni in modo attivo alla ricerca di favole e leggende tratte dalla memoria familiare, attraverso la scoperta, l’interpretazione e l’esposizione di storie riguardanti l’immaginario culturale del loro paese o – comunque – della loro comunità di provenienza, significa porli in relazione con la propria storia; evidenziare nell’esame ed esposizione del materiale raccolto le radici storiche e culturali delle persone che lo hanno prodotto aiutandoli a sentirsi parte di un percorso comune nel quale identificarsi promuovendo in loro il senso di appartenenza – pur nelle diversità – alla comunità in cui attualmente vivono.
La fiaba è infatti un genere narrativo presente nella tradizione orale di ogni popolo – potremmo dire di ogni comunità – e quindi uno strumento didattico capace di creare punti di incontro; consente di entrare per un momento nella vita quotidiana di un villaggio, di un popolo. Aiuta a scoprire le caratteristiche e le differenze che connotano un gruppo, un paese, un modo di vivere. Attraverso il racconto può avvenire lo scambio fra immaginari diversi, rintracciando in ogni storia le differenze, ma soprattutto le analogie. I personaggi e gli eventi cruciali, infatti, si presentano simili anche se collocati in paesi differenti. Per questo la fiaba ha il potere di congiungere trasversalmente le culture e, nello stesso tempo, di raccontarne le specificità.
Ci si propone di sperimentare un percorso a metà fra il didattico e il sociale attraverso, appunto, il racconto delle fiabe che contribuiscono a rappresentare l’identità di un popolo, le sue credenze, i suoi simboli. Esse menzionano gli oggetti della vita quotidiana, del lavoro, della casa e del territorio, e poggiano sulle relazioni fra le persone, le famiglie e la comunità del villaggio umano.
Il Museo Diffuso della Cultura Contadina possiede una vasta serie di fiabe e leggende relative al contesto comunitario locale, attinte dalle testimonianze dirette di anziani del luogo. I contenuti sono riportati su supporti digitali (audiovisivi, tablet, monitor, ecc.) consultabili nei locali del museo e costituiscono un fondamentale supporto di confronto nello svolgimento del progetto proposto.